Corso: Insegnanti come allievi-registi                                  Indietro

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Analisi particolareggiata dei punti elencati nella presentazione :

1)L’articolazione del seminario prevede inizialmente un’infarinatura sugli strumenti che sono propri della professione di regista teatrale.

E’ improprio parlare di spettacoli teatrali belli o brutti, sono solo giudizi soggettivi, opinabili e spesso materia di lunghe discussioni. E’ invece proprio, categorico, determinante, quando si affronta la regia di uno spettacolo teatrale, conoscere alcune “semplici” regole della messa in scena.

Regole che sono alla base sia per gli spettacoli di professionisti sia per gli spettacoli di dilettanti, ma ancor di più per gli spettacoli scolastici, dove più che la spettacolarizzazione in quanto tale quello è alla base del lavoro è l’aspetto didattico che non può essere noioso e poco creativo.

Lo studente che si cimenta nella recitazione, deve poter trovare un’impalcatura, una regia, fatta di regole che lo indirizzano e lo sostengano, che non banalizzino la sua interiorità, ma che al contrario la predispongano in posizione di apertura, oggi nello spettacolo, domani nei confronti della vita. 

Altro aspetto importante per un regista/scolastico è la conoscenza del lavoro dell’attore.

Un insegnante/regista deve saper trasmettere ai suoi studenti che “giocano” a fare gli attori ma che attori non sono, gli strumenti tecnici che gli occorrono.

2)Questa conoscenza passa attraverso lo studio di esercizi prettamente ginnici e mimici, perché lo  “ strumento da suonare” per un attore è il proprio corpo.

Saper gestire il corpo significa saperlo rilassare e concentrare , potenziare le antenne presenti in tutti noi e che nei ragazzi sono ancora più vigili ed attente . L’esuberanza o la timidezza dei ragazzi fa si che certe loro qualità possano essere assopite , riuscire a far capire loro il valore del rilassamento e della concentrazione , e quindi il controllo di se , è già motivo di soddisfazione .

In un attore , la voce non risulta prioritaria rispetto al resto del corpo ; la voce è come un braccio o una gamba, per cui perlomeno in questo approccio iniziale , la studieremo nella sua dimensione fisica , che riguarderà il timbro e la possibilità di risonanza nelle diverse parti del corpo .

La manifestazione dell’interiorità attraverso improvvisazioni teatrali sarà il nostro vero obiettivo . Dato un tema semplice, l’allievo/attore dovrà inventare una storia rappresentandola con il proprio corpo  lottando contro tutti gli inevitabili sistemi di difesa che sono sempre lì in agguato .

Funzioni primaria dell’animatore sarà a questo punto fondamentale : indirizzare verso la strada che porti l’allievo/attore a rappresentare la sua vera essenza . Si incomincerà così a conoscere la propria “maschera”, a saperla togliere , o a saperla accettare : è un modo per avere un rapporto libero con il proprio corpo .

3)Una tappa molte volte spiacevole , ma necessaria è l’assegnazione dei vari personaggi ai ragazzi per mezzo di prove, che come vuole sottolineare il titolo,  si rivolgono ad attori non professionisti .                                                               Il provino infatti non vuole e non deve essere un rigido strumento di selezione , basato magari sull’aspetto fisico o sulla estrosità del ragazzo, ma deve rappresentare un momento capace di evidenziare (ed ecco qui la capacità dell’insegnante che lo conduce ) i desideri e le aspettative del ragazzo stesso , spesso nascosti dentro di lui .

Da un’intervista fatta da Eugenio Barba a Jerzy  Grotowski:              

“Domanda :  Che cos’è il teatro ?

Risposta   :  Per gli accademici il teatro è un luogo dove un attore declama un testo scritto , commentandolo con una serie di gesti allo scopo di renderlo di più facile comprensione . Inteso in questo  senso il teatro rappresenta soltanto un’utile complemento alla letteratura drammatica .

Domanda : Può esistere il teatro senza il testo ?

Risposta   : Si , la storia del teatro ce lo conferma , nell’evoluzione dell’arte teatrale, il testo é stato uno degli ultimi elementi ad essere introdotto . Se poniamo su di un palcoscenico alcune persone , con uno scenario stabilito da loro di comune accordo e li lasciamo recitare a soggetto , come nella Commedia dell’Arte , la rappresentazione che ne risulterà,  sarà ugualmente buona anche se le parole non saranno pronunziate chiaramente, ma solo biascicate.

Domanda : Ma può il teatro esistere senza attori   ?

Risposta   : Non conosco esempi  del genere.      

Domanda  : Può esistere il teatro senza spettatori  ?

Risposta    : Ce ne vuole almeno  uno perché si possa parlare di spettacolo.

E così  non ci rimane che l’attore e lo spettatore.  Possiamo perciò definire il teatro come “ ciò che avviene tra lo spettatore e l’attore”.

Tutto il resto è supplementare , forse necessario, ma supplementare.

Il testo, ( non la sua tematica ) rappresenta motivo di grosse discussioni fra la gente di teatro, esso rappresenta il punto di discordia fra chi lo ritiene un puro pretesto e chi lo pone al centro delle vari fasi della spettacolarizzazione .

Chiaramente queste due impostazioni così diverse fra loro possono dare origine a vari modi di rappresentare lo stesso testo .   

E’ lampante l’importanza di un suo specifico studio, e quindi di tutto quello che ne consegue : scelta musicale, scenografica , dei costumi ragazzi, del trucco, ecc . A tutto ciò si aggiungono poi le solite difficoltà che si incontrano nel lavorare con gli studenti .

Un obiettivo deve però essere prioritario : appagare le aspettative creative del ragazzo (tappa indispensabile per entrare in comunicazione con la sua interiorità) e mettere in secondo piano le nostre idee , anche chiudendo un occhio, se per esempio un costume o un brano musicale scelto con e dai ragazzi, ci appare poco adatto; ( evitando però di avallare elementi di banalità ) .

Tutta questa “ disponibilità” non può invece essere presente nell’affrontare lo studio del ritmo teatrale, dove non esistono differenze fra spettacoli di professionisti e quelli di dilettanti , perché le regole sono ferree.

Uno spettacolo senza ritmo ha un effetto simile a quello di un brano musicale composto da una sola nota : risulta noioso e poco creativo .

L’improvvisazione spetterà all’animatore: da uno spunto iniziale , si costruirà una storia , ma soprattutto un personaggio.

Il valore dell’improvvisazione è immenso , essa fa si che ogni attore apporti qualcosa di se nel personaggio da recitare , rendendolo diverso da quello interpretato da chiunque altro .            

Lo scopo del laboratorio non è quello di fornire delle nozioni o di “ appiccicare dei clichès “, ma di far conoscere agli allievi/registi delle tecniche da trasmettere agli studenti per poter tirare fuori le proprie energie e potenzialità, processo che in se può portare ad un maggior autocontrollo e quindi un maggior successo con gli altri .

Data l’oggettiva complessità delle tematiche può essere previsto un secondo livello di approfondimento di altre 20 ore .